martedì 29 luglio 2008
martedì 15 luglio 2008
...I miei primi due mesi...
Eh sí...ormai son due mesi che son partita...poco o tanto non so, ma in ogni caso la nostalgia si fa giá sentire...
L'elenco delle cose e persone che mi mancano é lungo e ogni volta che mi fermo un po' a pensare, si aggiunge sempre qualcosa...mi sa che son proprio "troppo italiana", come dice la mia collega Emmanuelle...ma che ci posso fare!?!
L'elenco delle cose e persone che mi mancano é lungo e ogni volta che mi fermo un po' a pensare, si aggiunge sempre qualcosa...mi sa che son proprio "troppo italiana", come dice la mia collega Emmanuelle...ma che ci posso fare!?!
Ecco la "top list" di quello che mi manca di piú:
...la pizza...il rumore di un bar affollato la mattina...mamma e papà...camminare scalza in giardino...il profumo "di buono" del bucato appena fatto...un etto di crudo...un piatto di cappellacci di zucca della Casona...il bagnoschiuma (qui solo saponette!)...fare colazione con cappuccino e brioche...la Chiara e il suo tiramisu alle fragole...i pan di stelle...chiaccherare sul divano con Silvia...i pocket coffee...la sigla di Beautiful...Davide...il gelato al cioccolato fondente del K2...Monica e Elena...una piada crudo-stracchino-rucola...mia sorella e tutto quello che si porta appresso (ovvero Sara e Tommaso)...Alice...arrivare a casa, aprire il frigo solo per guardare cosa c'è e richiuderlo senza aver preso niente...Sarah (con tutte le sue domande) e Federica (con tutte le sue storie "strane")...un pinzino caldo con una fetta di zia...una passeggiata la mattina presto sul lungomare delle Nazioni (chi l'avrebbe mai detto!) e un bel piatto di fritto misto...Giacomo...la Tea...svuotare il cervello guardando un posto al sole (Sarah, mi dici a che punto siam arrivati?!)...Luisa...la mozzarella di bufala...il meteo della Simo...un bombolone alla crema...il cucciolone...Livio e le sue battute (a volte un po' scontate) e quelle (brutte) di Thomas...il passito di Pantelleria...un hamburger del blues mama...l'apollo...i buskers...un caffé veloce al banco del bar...la settimana enigmistica...il parmiggiano...le chiacchere in bagno con Elena e Linda...E...la nutella...
Per "pacchi dono e sostegno a distanza", ecco il mio recapito:
Sara Vaianella c/o Volens
Casilla Correo 5373
Santa Cruz - Bolivia
E per due chiacchere (qui son 6 ore indietro!):
00591 770 921 62
lunedì 7 luglio 2008
I luoghi - parte seconda
Alla fine Charagua è meglio di quello che sembrava a prima vista: il paese è piccolo, ma tranquillo e con un certo suo fascino. Le strade sono tutte in terra o sabbia, a parte brevi tratti di asfalto messo giù apparentemente senza senso. Il suo punto forte è la piazza, piena di palme e di aiuole che un instancabile vecchietto cura e pulisce in continuazione. La domenica mattina poi prende particolare vita grazie alla banda della compagnia militare stanziata alla periferia del villaggio (siamo vicini al confine con il Paraguay), che da fuori accompagna la messa suonando alcuni inni religiosi.
Dopo una visita veloce, continuiamo verso La Brecha, una delle 19 comunità lungo il fiume Parapety in cui è presente CIMCI, gruppo di donne guaranì che fa parte del nostro progetto. Questa organizzazione è attiva da 8 anni e ha cercato di dar vita nelle diverse comunità a piccole produzioni: miele, tessuti, cupesì (una farina derivata dalla lavorazione del carrubo) e shampo.
Arrivare a La Brecha non è impresa facile e durante la stagione delle piogge diventa praticamente impossibile, perchè la strada si trasforma in un mare di fango.
Dopo aver conosciuto due di questi gruppi e curiosato un po', torniamo verso Charagua, ed il giorno seguente partenza verso il sud per visitare l'Associazione di produttori della Comunità di Camatindi.
Durante il tragitto ho il primo "scambio d'opinioni" con la cucina boliviana: infatti in un piccola "pensione" dove ci fermiamo per mangiare qualcosa, dalla mia zuppa spuntano fuori due zampe di gallina...dicono che mi dovro' abituare, ma per ora preferisco rimandare la conoscenza e saltare direttamente il pasto!
Il gruppo con cui dovremmo lavorare a Camatindi è molto diverso da quello di Cimci: qui infatti vivono i "coloni", boliviani dell'Altipiano emigrati nel Chaco per trovare un po' di fortuna, ma che purtroppo anche qui non trovano vita facile (vengono spesso lasciati ai margini della società e screditati dalla gente del posto...).
Dopo aver visitato alcuni campi di mais e yuca (che sarebbe la manioca, uno tra i tuberi fondamentali per l'alimentazione umana mondiale) e il villaggio, bisogna già ripartire per arrivare a Villamontes.
Sono abbastanza emozionata: questa infatti è la città in cui dovrò abitare...e non so proprio cosa aspettarmi, a parte il caldo terribile in estate e l'abbondanza di ogni tipo di insetto!
Arrivando, la città mi appare abbastanza anonima e anche la piazza principale, fiore all'occhiello di qualsiasi villaggio boliviano, non può farmi cambiare idea, visto che è completamente recintata e in fase di "restrutturazione"...
L'unico particolare che attira l'attenzione, fin troppo forse!, è l'enorme statua a forma di pesce, chiamata amorevolmente dai locali "pescadito" e con cui non resisto alla tentazione di farmi una foto.
Bilancio di fine giornata: non mi voglio sbilanciare...diciamo che spero di apprezzare il posto col tempo!!
Il giorno dopo ci incontriamo con Alberto il responsabile del terzo gruppo del progetto, l'Apg (Asamblea del Pueblo Guaranì) Villamontes, formata principalmente da piccoli produttori rurali presenti in 13 comunità.
Purtroppo non riusciamo a visitare nessuno dei gruppi interessati dal progetto: le visite qui richiedono molto tempo a disposizione e pazienza: il loro concetto del tempo (e della puntualità)! è un po' diverso dal nostro e a volte mal si accorda con i tempi stretti con cui dobbiamo fare i conti in questi giorni!
Il giorno seguente ci dirigiamo verso l'ultima tappa del nostro primo viaggio nel Chaco, Yacuiba, città alla frontiera con l'Argentina. Qui dovremmo incontrarci con i responsabili dell'Apg Yaku-Igua, ma ancora una volta, nonostante l'appuntamento fosse già fissato da diverso tempo, non riusciamo a fare nulla perchè è la Festa della Mamma e tutto e tutti sembrano essere troppo occupati a festeggiare! Forse però è l'occasione per una prima lezione sulla Bolivia: per poter cercare di lavorare bene con i boliviani dobbiamo veramente scrollarci di dosso molto (non tutto ovviamente...diventeremo solo una loro "brutta copia" se no!!) del nostro modo di vedere/concepire le cose, o almeno cercare di tenere la mente aperta e guardarle da altre angolazioni, anche se a noi sembrano veramente strane e all'inizio la "nuova posizione ci puo' far girare un po' la testa" e sembrare un po' scomoda!...Cerchiamo di vedere allora il lato positivo di tutti i km fatti per arrivare: almeno abbiamo respirato un po' l'aria viva e movimentata di una città di frontiera.
Il giorno seguente, dopo 5 giorni di viaggio riprendiamo la strada verso Santa Cruz, molto impolverati, un po' acciaccati e forse con ancora più domande e curiosità di prima!
Arrivare a La Brecha non è impresa facile e durante la stagione delle piogge diventa praticamente impossibile, perchè la strada si trasforma in un mare di fango.
Dopo aver conosciuto due di questi gruppi e curiosato un po', torniamo verso Charagua, ed il giorno seguente partenza verso il sud per visitare l'Associazione di produttori della Comunità di Camatindi.
Durante il tragitto ho il primo "scambio d'opinioni" con la cucina boliviana: infatti in un piccola "pensione" dove ci fermiamo per mangiare qualcosa, dalla mia zuppa spuntano fuori due zampe di gallina...dicono che mi dovro' abituare, ma per ora preferisco rimandare la conoscenza e saltare direttamente il pasto!
Il gruppo con cui dovremmo lavorare a Camatindi è molto diverso da quello di Cimci: qui infatti vivono i "coloni", boliviani dell'Altipiano emigrati nel Chaco per trovare un po' di fortuna, ma che purtroppo anche qui non trovano vita facile (vengono spesso lasciati ai margini della società e screditati dalla gente del posto...).
Dopo aver visitato alcuni campi di mais e yuca (che sarebbe la manioca, uno tra i tuberi fondamentali per l'alimentazione umana mondiale) e il villaggio, bisogna già ripartire per arrivare a Villamontes.
Sono abbastanza emozionata: questa infatti è la città in cui dovrò abitare...e non so proprio cosa aspettarmi, a parte il caldo terribile in estate e l'abbondanza di ogni tipo di insetto!
Arrivando, la città mi appare abbastanza anonima e anche la piazza principale, fiore all'occhiello di qualsiasi villaggio boliviano, non può farmi cambiare idea, visto che è completamente recintata e in fase di "restrutturazione"...
L'unico particolare che attira l'attenzione, fin troppo forse!, è l'enorme statua a forma di pesce, chiamata amorevolmente dai locali "pescadito" e con cui non resisto alla tentazione di farmi una foto.
Bilancio di fine giornata: non mi voglio sbilanciare...diciamo che spero di apprezzare il posto col tempo!!
Il giorno dopo ci incontriamo con Alberto il responsabile del terzo gruppo del progetto, l'Apg (Asamblea del Pueblo Guaranì) Villamontes, formata principalmente da piccoli produttori rurali presenti in 13 comunità.
Purtroppo non riusciamo a visitare nessuno dei gruppi interessati dal progetto: le visite qui richiedono molto tempo a disposizione e pazienza: il loro concetto del tempo (e della puntualità)! è un po' diverso dal nostro e a volte mal si accorda con i tempi stretti con cui dobbiamo fare i conti in questi giorni!
Il giorno seguente ci dirigiamo verso l'ultima tappa del nostro primo viaggio nel Chaco, Yacuiba, città alla frontiera con l'Argentina. Qui dovremmo incontrarci con i responsabili dell'Apg Yaku-Igua, ma ancora una volta, nonostante l'appuntamento fosse già fissato da diverso tempo, non riusciamo a fare nulla perchè è la Festa della Mamma e tutto e tutti sembrano essere troppo occupati a festeggiare! Forse però è l'occasione per una prima lezione sulla Bolivia: per poter cercare di lavorare bene con i boliviani dobbiamo veramente scrollarci di dosso molto (non tutto ovviamente...diventeremo solo una loro "brutta copia" se no!!) del nostro modo di vedere/concepire le cose, o almeno cercare di tenere la mente aperta e guardarle da altre angolazioni, anche se a noi sembrano veramente strane e all'inizio la "nuova posizione ci puo' far girare un po' la testa" e sembrare un po' scomoda!...Cerchiamo di vedere allora il lato positivo di tutti i km fatti per arrivare: almeno abbiamo respirato un po' l'aria viva e movimentata di una città di frontiera.
Il giorno seguente, dopo 5 giorni di viaggio riprendiamo la strada verso Santa Cruz, molto impolverati, un po' acciaccati e forse con ancora più domande e curiosità di prima!
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